Dichiarazione di voto finale
Data: 
Martedì, 14 Giugno, 2016
Nome: 
Margherita Miotto

A.C. 698-B ed abbinate

Presidente, siamo giunti finalmente al voto finale di una legge importante, della quale andiamo orgogliosi; ed è grazie al doppio passaggio alla Camera che molto si è detto, e quindi io mi astengo dal riproporre le caratteristiche di un provvedimento importante, che certamente da solo segna la legislatura.
Avrei preferito a dire il vero annunciare il voto favorevole, che con convinzione confermo a nome del Partito Democratico, dando atto alla relatrice Elena Carnevali dell'impegno straordinario profuso, ricordando l'assiduo appoggio del Governo ad una iniziativa parlamentare di ben sei proposte di legge, la prima delle quali è stata depositata dal collega Gero Grassi già all'inizio della legislatura, che ha ritenuto meritoriamente di raccogliere il lavoro svolto nella precedente legislatura in particolare da Livia Turco. Ed infine avrei desiderato fissare nuovi impegni, nuovi traguardi, sulla scia di questa importante tappa nella costruzione di un sistema di welfare efficace, a cominciare dal riconoscimento del lavoro di cura dei familiari che 360 giorni all'anno si prendono cura dei loro figli con disabilità. Avrei voluto anche ricordare che per noi ci sono nuove sfide: per esempio la legge sul caregiver; non vorrei che rinunciassimo a dettare nuove norme per quanto riguarda l'applicazione integrale del Piano biennale. Certamente molte altre cose avrei voluto dire, ma ho sentito anche stamani una distanza abissale fra ciò che si affermava in quest'Aula e ciò che invece c’è fuori di qui, nelle persone che abbiamo incontrato anche in questi mesi di discussione di questo progetto di legge, soprattutto le famiglie in difficoltà, che ci chiedevano – come ha ricordato Elena Carnevali ieri – di approvare questa legge e di fare presto. Perciò io non me la sono sentita di tacere sulle tante resistenze che sono state annunciate, anche pochi minuti fa nella dichiarazione di voto, da alcune forze politiche.
È singolare, guardate, che su una legge come questa abbiamo sentito affermazioni che davvero non obbediscono nemmeno ad una logica di natura elettoralistica: creano confusione, gettano una sorta di opacità sulla legge che stiamo approvando, creano apprensioni abilmente veicolate dalla rete. Ed allora io utilizzo questo tempo per cercare di confutarle: non già con argomenti che non stanno in piedi come tanti che sono stati espressi qui, davvero, ma per dire, come è stato detto stamani, come stanno le cose.
E iniziamo. Si è detto che questa legge probabilmente non era necessaria, cioè che era già tutto scritto. Allora facciamo l'esempio ? Ora una famiglia che ha un figlio con disabilità grave deve dedicare il 100 per cento del proprio tempo all'assistenza del proprio figlio, eccetto otto ore al giorno per cinque giorni alla settimana, se ha la fortuna di frequentare un CEOD o un centro di occupazione protetta. Nelle altre sedici ore del giorno, sabato e domenica compresi, è la famiglia che se ne fa carico, cioè i genitori che se ne fanno carico e quando vengono meno i genitori questa persona viene inviata in una RSA. Questa è la ragione per la quale noi non vogliamo più l'istituzionalizzazione e pertanto abbiamo chiaramente detto che questa cosa deve finire e quindi serviva una legge. Serviva una legge non per riprendere ciò che il Piano biennale afferma già, lo sappiamo bene. Serviva una legge per dire che questo era un diritto esigibile e per essere tale non poteva che rientrare nei LEA e, siccome siamo realisti, sappiamo come stanno le cose, il LEP per la disabilità grave lo costruiremo mattone su mattone, attraverso gli obiettivi di servizio. Ecco l'innovazione che è contenuta nella legge e che i colleghi del MoVimento 5 Stelle si ostinano a non riconoscere, non leggono i primi articoli di questa legge, non li leggono proprio. Ma guardate che sbagliate se fate così perché sarete smentiti. Siete già smentiti dalla realtà, la realtà è già andata più avanti di voi e delle vostre preoccupazioni e nel territorio sono già partite queste iniziative, aspettano la legge e il decreto che verrà concordato fra Stato e regioni  perché vogliono utilizzare queste risorse, perché hanno già un'idea, hanno già un progetto in testa di come affrontare queste questioni. Vedete, cari colleghi, voi avete criminalizzato ancora una volta il terzo settore, ma guardate che il terzo settore nel nostro Paese è stato il pioniere in questo campo, ha costruito l'anticipazione di ciò che poi nella legislazione noi rintracciamo, come i servizi essenziali. Ma andiamo avanti. Avete detto che limitiamo questa legge alla platea dei disabili gravi, ma non siete stati voi che giustamente, con il nostro consenso, avete detto che dovevamo distinguere chiaramente gli interventi per i disabili che possono accedere ai progetti di vita indipendente dai disabili gravi che invece non possono oggettivamente accedere a questi interventi ? Allora, aver delimitato la platea ai disabili gravi, ha questo significato semplice, semplice significato: per i non gravi ci sono i servizi appropriati, che sono i Progetti di vita indipendente, qual è il punto ? Ed è su questo che noi siamo impegnati, siamo impegnati per il futuro, perché ripeto, siamo abituati a guardare ai prossimi traguardi. È che per i progetti di vita indipendente, che sono finanziati con una parte del Fondo per la non autosufficienza, c’è la necessità di stabilire anche in quel caso un nuovo obiettivo di servizio, perché diventi un diritto esigibile. Mi sorprende che la battaglia sui diritti non vi veda sul fronte, a difendere l'esigibilità dei diritti. Mi sorprende, perché guardate che il resto è assistenzialismo, è pietismo, non è promozione e integrazione delle persone con disabilità. Poi avete demonizzato i trust, forse perché è una parola inglese. Ma guardate che tre proposte di legge sulle sei depositate contengono misure che sono uguali al trust e sono state presentate da tre dei presentatori. Andate a guardarle, risalgono al 2013, ma il trust assistenziale ha dieci anni di storia, cari colleghi, ha dieci anni di storia. Una di queste proposte l'aveva presentata anche la collega Argentin, si chiamano Fondi di sostegno e sono quelle misure alle quali è stata estesa l'agevolazione dell'articolo 6 sul trust perché oggettivamente sono assimilabili.
Perché avevamo previsto solo il trust inizialmente ? Per la semplice ragione che è più tutelante nei confronti della persona con disabilità, questa ci sembrava una scelta di valore che pensavamo dovesse essere apprezzata, ma chiaramente, quando si parla di scelte di valore, incontrate qualche difficoltà e lo capisco, lo capisco. Poi mi dispiace aver sentito che questa è una misura di welfare sostitutivo e non integrativo. Cara collega Nicchi, ma dove viviamo ? Quand’è sostitutivo il welfare ? Quando si dice che un livello essenziale viene affrontato non con i soldi pubblici ma con i soldi delle assicurazioni. Qui non è scritto questo, è scritto il contrario ! È il LEP che definisce il diritto della persona, è con il LEP in questo caso, l'obiettivo di servizio, che noi definiamo i diritti universali. Questa è una misura universale, che si integra naturalmente con le risorse private, con quelle cioè che possono provenire dalle polizze di assicurazione – finisco subito, Presidente – che eventualmente possono essere contratte. Devo dire è la seconda innovazione di questa legge, che devo dire nel campo del sociale perché si interessa di assistenza la riscontra quotidianamente e non vedo quale meraviglia, è l'incrocio fra risorse pubbliche e risorse private che insieme contribuiscono a creare servizi efficaci e di qualità, ma da quando in qua si demonizza tutto ciò che proviene – finisco, Presidente, davvero – dal privato e in particolare dal privato sociale. Mi dispiace, Presidente, se rubo solo tre secondi per quanto riguarda l'esercizio aritmetico che è stato fatto dal collega Baroni, un po’ fantasioso, devo dire. Sa bene che più del 68 per cento di queste risorse sulla carta sono destinate agli interventi pubblici, nella realtà sarà più del 90 per cento, perché sa bene che abbiamo dovuto prevedere un teorico accesso alle esenzioni fiscali e delle assicurazioni che sarà più ampio di quello che realmente si realizzerà.
La norma finale di salvaguardia per cui le risorse non utilizzate vanno nel fondo pubblico è la garanzia che per noi questa è la scelta fondamentale.